La Slavia friulana (detta anche Sclavanie in friulano) è una regione storico-geografica collinare e montuosa (Prealpi Giulie) del Friuli che si estende tra Cividale del Friuli e i monti che sovrastano Caporetto (in Slovenia), comprendendo parti delle Valli del Torre e del Natisone. La denominazione è dovuta alla popolazione slava insediatavisi dall'VIII secolo.
Denominazioni e ambito territoriale
Originariamente, alla metà del XIX secolo, il toponimo Slavia friulana indicava l'intera area slavofona del Friuli, cioè le valli del Natisone, di Resia, del Torre e dello Judrio. Alla fine di quel secolo, si iniziò a usare il nome di Slavia italiana, utilizzato tuttavia per pochi decenni perché già negli anni Venti del Novecento si riesumò quello di Slavia friulana (utilizzato in alternativa a Slavia veneta)[1]: ciò fu dovuto all'esigenza di un toponimo più specifico perché, dopo l'allargamento a est dei confini italiani nel 1919, le terre slavofone soggette al regno d'Italia aumentarono considerevolmente e la definizione di Slavia italiana si rivelò pertanto inadeguata e fuorviante. Si noti però che da allora il nome di Slavia friulana fu generalmente adottato per indicare le sole Valli del Natisone.
È bene sottolineare che i primi etno-toponimi relativi a questa zona geografica avevano un'origine più antica. Infatti, già in epoca veneziana le Valli del Natisone componevano l'area detta ufficialmente Schiavonia, ricalcando quell'indicazione "in Sclavòns" usata precedentemente in età patriarchina per definire le località inserite nella gastaldia d'Antro, il cui territorio corrispondeva alle predette Valli (e questo è il motivo per cui, nei secoli XIII-XV l'area era comunemente detta Antro). Dai predetti etnotoponimi derivò il friulano Sclavanìe.
In realtà, col termine "schiavoni" i veneziani si riferivano indistintamente a tutte le genti slavofone del proprio dominio, così come il medesimo etnotoponimo "Schiavonia" era usato per alcune località venete quali Casale sul Sile o la frazione di Schiavonia nel comune di Este, oltre alle vie Schiavonesca che si trovano in diverse località della provincia di Treviso.[2]
Tornando alla realtà friulana, la denominazione Slavia italiana, coniata nel 1884 da Carlo Podrecca, è stata usata fino all'inizio degli anni '20 del secolo successivo. Nel 1875, invece, lo storico sloveno Simon Rutar adottò il toponimo Benečija, probabilmente già usato oltreconfine per indicare l'intero dominio veneziano ma caricandolo di un valore nazionalistico e preferito dalle componenti che si considerano appartenenti alla nazionalità slovena. I due toponimi ottocenteschi hanno un'implicazione politico-ideologica.[3].
Elenco dei comuni[modifica | modifica wikitesto]
La Slavia friulana comprende l'intero territorio dei seguenti comuni:
Comune | Nediško | Sloveno | Abitanti (novembre 2021) | Superficie (km²) |
---|---|---|---|---|
Drenchia | Dreka | Dreka | 97 | 13,28 |
Grimacco | Garmak | Garmak | 295 | 14,50 |
Lusevera | Bardo | Bardo | 588 | 52,00 |
Pulfero | Podbuniesac | Podbonesec | 855 | 48,03 |
San Leonardo | Svet Lienart o anche Podutana | Šentlenart | 1 040 | 27,00 |
San Pietro al Natisone | Špietar | Špeter Slovenov | 2 097 | 23,98 |
Savogna | Sauodnja | Sovodnje | 352 | 22,11 |
Stregna | Srednje | Srednje | 303 | 19,70 |
Taipana | Tipána | Tipana | 564 | 65,00 |
Totale | 6 191 | 285,60 |
A questi comuni vanno aggiunte le principali frazioni montane dei comuni di Attimis, Faedis, Nimis, Prepotto e Torreano, nonché alcune località e frazioni montane dei comuni di Montenars e Tarcento dove tuttavia lo sloveno è sicuramente scomparso da tempo.
Secondo alcuni rientrerebbe nella Slavia Friulana anche il comune di Resia, anch'esso in area linguistica slavofona ma con un idioma molto arcaico; è da ricordare che le località di Bergogna (Breginj) e Luico (Livek) erano inserite nella Schiavonia veneziana, dalla quale sono state smembrate in epoca napoleonica; fanno parte del comune di Caporetto in Slovenia.
Della comunità slovena della provincia di Udine fanno invece parte gli Sloveni della Valcanale presenti nei comuni di Pontebba, Malborghetto-Valbruna e Tarvisio entrati a far parte del Regno d'Italia dopo la prima guerra mondiale.
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