sabato 2 novembre 2013

Sa.Mi Pitture Edili di Trevignano invitata a Cantieri Aperti

L'iniziativa di informazione 'Comunicare per Esistere', organizzzata dalla Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto in collaborazione con GustaTrevignano,
avvia una riflessione sui temi dell'abitare di qualità.
Cantieri Aperti è un laboratorio di informazione sulla qualità in edilizia, non uno dei soliti
noiosissimi convegni nel corso dei quali politici e dintorni si parlano addosso in interventi
che non lasciano traccia.
I giornalisti e i comunicatori de l'Italia del Gusto condurranno invece i protagonisti della
filiera edile in uno 'spazio' fatto di domande, di interviste in diretta, in modo da realizzare
poi trasmissioni multimediali comprensibili e interessanti.

Proprio per questo è stata invitata a partecipare l'azienda di pitture edili Sa.Mi di Trevignano, che opera nel settore dell'edilizia svolgendo il servizio di pitture edili, cartongesso e rivestimenti a cappotto.

Samuele e Michele, i due titolari, hanno fatto nascere la società nel 1999, dopo aver maturato le proprie esperienze professionali come dipendenti di un'altra azienda del settore.
La Sa.Mi opera sia nel settore civile che industriale, sia nel settore delle nuove costruzioni che dei restauri e delle manutenzioni edili.

Quando si parla di pitture, si pensa ad una professione semplice. Infatti il mercato è invaso da ogni tipo di personaggi : gente che lavora in nero, improvvisati e via discorrendo.
In realtà l'intervento nel settore richiede una professionalità certa, la conoscenza dei materiali da utilizzare e delle tipologie costruttive, un aggiornamento continuo sui prodotti , buon gusto e capacità indiscutibili.
Le finiture rappresentano ( lo si capisce già dalla definizione), la parte 'finale' di un intervento in edilizia e sono, per davvero, il biglietto da visita di ogni opera.
Ecco perchè la Sa.Mi ha scelto la strada della professionalità certa, sviluppando tutte le potenzialità imprenditoriali del comparto.
Vi è poi una attenzione alla immagine dell'azienda stessa : una bella sede, una immagine coordinata
a livello visivo e percettivo, la costante attenzione ai processi di qualificazione e aggiornamento professionale dei propri collaboratori, il rapporto franco e schietto con i progettisti.
Tutti elementi che fanno della Sa.Mi una azienda affidabile e apprezzata.
Nel 2009 la società ha adeguato il proprio sistema di gestione alla norma UNI EN ISO 9001:2008 nella attività di Pitture edili interni ed esterni, fornitura e posa in opera di rivestimento a cappotto e pareti in cartongesso

Non manca poi la sensibilità verso il sociale : l'azienda sostiene diverse iniziative sportive, legate soprattutto al mondo dei giovani, segno di una maturità acquisita e di una disponibilità verso la comunità in cui Samuele e Michele vivono e lavorano.

PITTURE EDILI SA.MI. SRL
Via Gobetti, 16  31040
Trevignano (TV)
CF e PI 03411020260 Cap.Soc.Int.Ver. Euro 40.000,00
CCIAA di Treviso R.E.A. nr 270218
Tel.0423/627578 Fax 0423/81748
info@pittureedilisami.com

martedì 20 agosto 2013

Il Viso del Vino - Presentazione Annata 2011 by Ticinowine


Presentazione dell'Annata 2011

Lugano, Palazzo dei Congressi - lunedì, 2 settembre 2013

Sarà ancora una volta Lugano a ospitare uno dei più qualificati appuntamenti enologici nazionali, organizzati da Ticinowine, l’ente per la promozione dei vini ticinesi. Un evento atteso con sempre maggior interesse, non solo dagli operatori del settore e dai giornalisti specializzati, ma soprattutto da migliaia di cultori del “bere bene”, che ogni anno affollano il centralissimo Palazzo dei Congressi.

Diventate protagonisti di un evento unico nell’universo del vino ticinese. Ticinowine vi invita a “Il Viso del Vino”, la degustazione più rappresentativa della produzione vitivinicola ticinese. A guidarvi in questo emozionante viaggio saranno più di 60 produttori, orgogliosi di presentarvi in anteprima il meglio dell’eccellente annata 2011. Scoprirete, fra le oltre 200 etichette proposte comprendenti vini di spiccata tipicità e carattere, i veri testimoni del prestigio che la produzione

enologica del nostro Cantone ha saputo guadagnarsi negli ultimi decenni.

Novità: quest’anno abbiamo previsto un ulteriore spazio degustativo, dove il pubblico avrà la possibilità di degustare dei vini che non hanno potuto essere presentati l’anno precedente, in quanto non ancora pronti o disponibili.

Un’imperdibile occasione per degustare il frutto del lavoro di un intero settore, che ha fatto della qualità il proprio emblema.

domenica 18 agosto 2013

"TRA LE ROCCE E IL CIELO 2013" IL FESTIVAL DELLA MONTAGNA IN VALLARSA DAL 29 AGOSTO ALL' 1 SETTEMBRE



TRA LE ROCCE E IL CIELO, il Festival della montagna vissuta con consapevolezza torna in Vallarsa dal 29 agosto all' 1 settembre.
Mostre, film, incontri, uscite sul territorio, convegni, laboratori, concerti, spettacoli, presentazioni di libri arricchiranno i quattro giorni della manifestazione - organizzata dall'associazione culturale Tra le rocce e il cielo in partnership con Accademia della montagna del Trentino - che si svolge nel suggestivo e incontaminato ambiente della Vallarsa (TN), all'ombra delle Piccole Dolomiti.
Il lavoro dell'uomo in montagna, la scrittura in lingua madre, la Grande Guerra e i giochi di montagna saranno gli argomenti principali del Festival 2013.
La prima giornata del Festival, giovedì 29 agosto, sarà dedicata all’arte della montagna e si concluderà con il divertentissimo film di Buster Keaton, adatto per adulti e bambini, “Go west – Io e la vacca” musicato dal vivo da Marco Dalpane e l’ensemble Musica nel buio.
Venerdì 30 agosto la giornata dedicata alla vita in montagna sarà incentrata sul convegno "Un futuro sulle Alpi: creare occupazione per tornare alla montagna", che cercherà di fornire strumenti operativi immediatamente utilizzabili per chi vuole lavorare in montagna grazie a un seminario sull’occupazione in montagna e una serie di workshop con esperti/testimoni di alcune occupazioni montane: gestire una malga, condurre un'azienda agricola, lavorare nell'accoglienza turistica, organizzare attività out door e altre vie per lavorare e vivere in montagna. Riflessioni, confronti, luci e ombre di un'occupazione e di una scelta di vita. La sera verrà messo in scena lo spettacolo teatrale “Come un fiume. Viaggiatori dell’Impero” che racconta le migrazioni di fine Ottocento dei lavoratori trentini verso le aree più remote dell'Impero Austroungarico.
Sabato 31 agosto il convegno sulla letteratura in lingua madreLe parole del cuore, Lingue e appartenenza nella letteratura delle Minoranze” .aprirà la giornata dedicata alle minoranze linguistiche, e permetterà di dialogare con molti scrittori appartenenti a gruppi linguistici diversi. Gran finale col concerto dei Lou Dalfin, il gruppo che ha fatto conoscere in tutta Italia la lingua e la cultura occitana.
La giornata della storia, domenica 1 settembre, ospiterà una tavola rotonda sui giochi di montagna “Dal tablet al tabièl” collegata alla mostra “La montagna nei giochi, i giochi dalla montagna”, e, all’interno di Forte Pozzacchio, un percorso spettacolare “Abbracciami Forte!” sulla storia del manufatto con azione scenica drammatica e spettacolare che riporterà alla memoria i bombardamenti della Grande Guerra. Sul primo conflitto mondiale si concentrerà anche il jazz teatrale di Andrea Brunello e Enrico Merlin.
Il programma di Tra le Rocce e il cielo – visitabile sul sito www.tralerocceeilcielo.it -  comprende anche un’uscita di trekking con gli asini e un’escursione con “Pasubio100anni” sulle tracce della Strafexpedition e una camminata con il Gruppo Sat di Vallarsa per arrivare a una conferenza all’aria aperta con alpinisti trentini. Ci saranno incontri con scrittori di montagna e non mancheranno le mostre storiche, pittoriche e fotografiche, di scultura e di modellismo. Ci sarà pure una rassegna di documentari di Vittorio De Seta sul lavoro dell’uomo nel suo legame con la terra e le forze della natura. Verranno premiati i vincitori del concorso video “Racconta la tua montagna – Il lavoro dell’uomo”. Si potranno seguire anche un corso di fotografia di reportage, un workshop di disegno in montagna (Pasubiana) e un corso di yoga all’aria aperta.
Il festival è realizzato grazie alla Provincia Autonoma di Trento e alla Regione Trentino Alto Adige- Sud Tiröl, ed è patrocinata da Comune di Vallarsa, Comunità della Vallagarina, CAI e SAT.
Viene organizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, di APT Rovereto e Vallagarina, Bim Trento, Cassa Rurale di Lizzana e Fondazione Vallarsa.
Prezioso per la realizzazione della manifestazione è il contributo degli altri sponsor: Cantine Vivallis, Concessionaria Franceschi, Distilleria Marzadro, Grafiche Futura, AlpStation Isera e Schio e Calliari Fiori.

mercoledì 17 luglio 2013

I prodotti del Salento della Selezione Chironi presentati da Luca e Giovanna Vidorin al VI festival Europeo del Gusto



Giovanna e Luca Vidorin, titolari del Panificio Il Tuo Forno di Trevignano (Treviso), hanno proposto in degustazione al VI Festival Europeo del Gusto a Quero, alcune delle delizie di casa Chironi.
L’ Azienda Chironi (Martano,Lecce), nasce con l'ambizioso progetto di valorizzare la propria produzione olearia e la gastronomia tipica della penisola Salentina.
Il mercato di riferimento si identifica in una clientela attenta alla qualità e genuinità del prodotto, nonché a certi sapori della dieta Mediterranea sempre meno riscontrabili nel prodotto medio, offerto dalla corrente industria alimentare.
La strategia aziendale di ricercare sempre dei nuovi prodotti particolari, ha il preciso intento di far scoprire e assaporare ai clienti, le vecchie e nuove prelibatezze che il ricco panorama enogastronomico Salentino offre. In tal modo la gamma della Selezione Chironi è in continua evoluzione, arricchendosi ogni anno di novità.
Così, sulla rustica tavola di un Molino seicentesco, sono state proposte le bruschette (con le Olive nere e verdi a pezzettoni con aromi ) , con l'olio (extra vergine di oliva estratto a freddo, ricco nei profumi, fruttato medio ) ; le melanzane a fette in olio di oliva lavorate dal fresco ; gli involtini di pomodori secchi ripieni di acciughe e capperi in olio extra vergine di oliva ; spicchi di carciofo in olio extra vergine di oliva con aromi naturali ; Cipollotti selvatici detti lampascioni in olio extra vergine di oliva.
I giornalisti e i comunicatori hanno apprezzato la qualità dei prodotti posti in degustazione.

Chironi : Via A. Volta, 15 - 73025 Martano (LE)
PRODOTTI TIPICI DELLA TERRA D'OTRANTO
Telefono: (+39) 0836/571585 Fax:(+39) 0836/571585 Posta elettronica: info@chironi.com

Panificio Pasticceria Vidorin Luca, Via II Giugno, 1 – Falze' di Trevignano (TV), Telefono: 0423 81400

domenica 7 luglio 2013

Sergio Berardo, "contrabbandiere" di cultura occitana a "Tra le Rocce e il Cielo"




Una cultura antica, che si estende dalle coste di Guascogna alle Alpi Piemontesi, dal centro della Francia fino al Mediterraneo. Ma senza uno Stato. Nei secoli calpestata dai Re di Francia e sempre a rischio di essere “normalizzata” e rimossa, da un lato e dall’altro delle Alpi. E’ la cultura Occitana, presente anche in Italia nelle province di Torino e Cuneo. Ne parliamo con Sergio Berardo, leader storico del gruppo folk (ma non solo) Lou Dalfin, e grande animatore delle Valli Occitane italiane, dove una cultura antica sa reinventarsi, continuare a vivere senza commiserazione e a testa alta…

La cultura occitana non è assolutamente considerata, e noi italiani spesso non sappiamo dell’esistenza di una comunità occitana sul nostro territorio. Ci vuoi parlare un po’ di questa cultura e di cos’è l’Occitania?

L’Occitania è questa strana creatura, una nazione senza Stato, che si estende dai Pirenei alle nostre vallate delle alpi occidentali, dal Massiccio Centrale al Mediterraneo, alla Guascogna e al delta del Rodano, dalla Val d’Aran in Spagna alle vallate occitane dello Stato Italiano.
Siamo un insieme di comunità che, non avendo mai avuto un’entità statale che le riunisse tutte, ha creato non una ma più culture occitane. Potremmo definirle “culture federate”, una sorta di diaspora su un vasto territorio.
L’Occitania ha radici antiche: proprio quest’anno ricorrono gli ottocento anni dalla battaglia di Muret del 1213, dove gli occitani sono stati definitivamente sconfitti dai francesi. Noi vogliamo quest’anno commemorare quell’evento sicuramente con delle canzoni, che probabilmente andranno a comporre un disco, e sicuramente con un concerto che faremo a Muret.
Fra l’altro le valli italiane sono quelle dove l’identità occitana è più forte, forse perché siamo un po’ i "guardiani” della porta orientale dell’Occitania, siamo popolo di frontiera che quindi sente di più l’esigenza di coltivare le tradizioni e le radici.

Sergio, sei polistrumentista e cantante, un po’ la “colonna portante” del gruppo Lou Dalfin, parlaci un po’ di come ti sei avvicinato alla musica in generale e a quella tradizionale in particolare, ai suoi strumenti e alle sue sonorità.

Per me l’avvicinamento  alla musica ha coinciso con l’avvicinamento alla musica tradizionale e popolare. Io inizio a suonare sull’onda del movimento folk e del folk revival, con l’onda lunga proveniente dall’America ma non solo, molto presente durante gli anni settanta. Figure come Giovanna Marini e Michele Straniero in Italia hanno avuto un ruolo importante a far nascere la passione per questo genere musicale. Da questo capisci bene anche che il canto popolare veniva interpretato con una forte connotazione politica.
In seguito mi sono “guardato intorno” e ho visto che vivevo in una vera e propria miniera di cultura, di tradizioni. Nelle valli occitane la gente continua a parlare la Langue d’òc, non è folklore, un orpello ostentato ma non vissuto: è cultura viva. Ecco guardando la realtà in cui ero nato e dove vivevo, ho scoperto un repertorio straordinario di musica, di strumenti, ma anche di immaginario: l’epopea dei suonatori ambulanti di ghironda è ancora viva nei ricordi della nostra gente.
Il mio avvicinamento a queste tradizioni e a questa musica avviene, quindi, in modo molto naturale, familiare. Poi la cultura della mia gente è naturalmente proiettata oltre, nei ricordi e nelle storie: va oltre le valli delle Alpi italiane, va oltre l’arco alpino. C’è nell’aria il sentimento del viaggio, del “contrabbando” di cultura, di suoni, di storie, di poesia.

Parli anche del ruolo sociale, quasi politico, del folk. In che modo vivi questa dimensione nella tua musica? Non solo cantare la montagna e le sue tradizioni, ma anche cantare per riappropriarsi della montagna e del territorio, dunque?

L’identità è strettamente legata al territorio, a elementi di base che non si possono tralasciare: la società, l’economia.
Molto banalmente c’è la rappresentanza, il desiderio di autonomia: il nostro vasto territorio è sparpagliato fra collegi elettorali, la montagna come territorio e quindi come esigenza è dispersa in un mare di altri territori e di altre esigenze. La nostra montagna quindi soccombe e non ha rappresentanza.
Solo con la lingua non si va da nessuna parte, io credo: se la montagna non viene messa nelle condizioni di decidere dei propri destini non si va da molte parti.
A me non va di suonare per le nostre montagne se vuol dire suonare per valli spopolate o asservite. Ad esempio sono a fianco delle rivendicazioni della Valle di Susa contro il TAV, questo lo considero non farsi calpestare.

La ghironda è una tua passione, simboleggia in qualche modo tutto quello che stai dicendo sulle tradizioni, sulla gente, sulle storie. Da un lato l’epopea dei suonatori di ghironda che tu racconti, un po’ come moderni musici erranti, che viaggiano “contrabbandando” una cultura. Dall’altro paragoni questo strumento, per forma e caratteristiche, ad una nave, con la chiglia e la polena, simbolo del viaggio e dell’andare oltre. Parlaci un po’ di questo strumento, così strano e complesso, che ad oggi è caduto un po’ nel dimenticatoio.

Ecco tu dici “è caduto”, ma io cambierei il tempo: ERA caduto nel dimenticatoio. Dalle nostre parti l’ultimo musico di ghironda è morto nel 1935, ma se tu fossi stato qui il 4 di giugno avresti visto il concerto della Grande Orchestra Occitana, avresti visto trenta ghironde suonate da persone fra i dieci e i sessantacinque anni.
E’ uno strumento che si era estinto, ma rimaneva ancorato all’immaginario attraverso storie e ricordi. Così è  stato possibile farlo rivivere, in qualche modo “reinventare” una tradizione.
Qualcuno ha detto che una tradizione è veramente morta quando la si difende invece di inventarla. Ecco, noi la tradizione l’abbiamo inventata: a noi non rimaneva nemmeno una registrazione, su nessun supporto, di come suonavano la ghironda i vecchi suonatori erranti che anche tu citi nella domanda. Ci siamo basati sui ricordi e sui racconti che ancora erano ben presenti quando abbiamo iniziato, negli anni Settanta e Ottanta, e oggi è tornato a pieno titolo nell’immaginario e nella pratica del nostro territorio. Tutto questo nonostante la ghironda sia uno strumento complesso, con cui non puoi fare tutto. Lo stesso vale ad esempio per la cornamusa: non ci puoi fare tutto, ma è importantissima nella musica e nelle tradizioni scozzesi.
Il repertorio della ghironda, però, si è anche evoluto. Noi non facciamo e non vogliamo fare musica "tradizionale”, noi vogliamo fare musica “popolare”: di norma fra gli strumentisti tradizionali avevi soprattutto persone di estrazione sociale alta, alta cultura e provenienza urbana che si mettevano a suonare questi strumenti mentre la gente delle valli ascoltava tutt’altro. Questo esercizio di stile era percepito come la ricerca del “buon selvaggio” da parte di dotti professori. Noi abbiamo cercato di fare una musica per quelli che vogliono andare alle feste, divertirsi, ballare, insomma quelli che volevano usare la musica popolare per lo scopo che più le è proprio: aggregazione e festa.
Insomma tutto si è evoluto: il modo di stare di strumenti come la ghironda assieme ad altri strumenti, sempre nel rispetto degli stilemi della musica popolare e della danza tradizionale, ma si sono rinnovati testi e armonie.

Quindi questa riscoperta e reinvenzione della tradizione vuol dire anche una “riconquista” dei giovani alla musica tradizionale e popolare?

Assolutamente! Da noi si stanno sviluppando tantissimi gruppi che, con ghironde, cornamuse, flauti, fisarmoniche, violini fanno una musica che unisce le sonorità e gli strumenti della musica contemporanea: basso, batteria, chitarra elettrica e musica elettronica. Insomma, questa commistione di stili è normale, è naturale.
Ad esempio a Parigi nell’ottocento la colonia occitana che viveva lì portò con sé le sue cornamuse, addirittura le reinventò come strumento, creando la Cabrette. Ciò è stato importantissimo per la cultura festiva parigina, c’erano centinaia di locali in tutta la città dove i parigini andavano a ballare sul suono della cornamusa. Poi a questo si sono aggiunte le fisarmoniche, strumenti quindi più moderni, creando nuovi generi musicali e nuove sonorità: il Bal Musette, ad esempio, è nato da questa esperienza.
L’importante è avere un’identità e sapere chi si è, a quel punto non si ha più paura di cambiare e di andare avanti.

Ora parlaci un po’ del tuo gruppo, i Lou Dalfin, che tanto sono attivi nelle valli occitane.

Noi siamo nati nel 1982 come gruppo “standard” di folk revival. Io personalmente avevo già qualche idea su come andare oltre la semplice musica tradizionale, legare gli strumenti e l’atmosfera tradizionali a elementi più attuali. Avevamo anche provato a fare un altro gruppo ma abbiamo dovuto smettere in fretta perché rischiavamo il linciaggio, c’è una corrente “purista”, “passatista” nel folk che non accettava questo tipo di commistioni. Quel tipo di musica all’epoca era considerato come unire il diavolo con l’acqua santa.
Quell’idea, che poi è quella che sta alla base dei Lou Dalfin di oggi inizia nel 1990.
L’idea è di vivere la musica come viene, anche se è tradizionale, di divertirsi facendo musica. Ma senza un "progetto”, io detesto il termine “progetto” riguardo alla musica. Quando hanno inventato il blues mica si sono messi a tavolino a pensare di unire la musica nera con le musiche dei bianchi, loro entravano nelle case chiuse e suonavano con le loro idee e sensibilità ed è nato un genere. Noi abbiamo fatto le stesse cose: siamo andati nei bar, nelle piazze, nelle feste della birra, a suonare e a far divertire la gente. E’ nato così un genere, la Danza Canzone, cantata in occitano, con una commistione di vecchio e nuovo, nel rispetto dei canoni della danza tradizionale.

Oggi avete all’attivo anche molte collaborazioni nazionali ed internazionali con artisti affermati: da Roy Paci a Bumma degli Africa Unite, dai Subsonica, ai Massilla Sound System, alle Yavanna.

Sì certamente, noi cerchiamo le collaborazioni e le “contaminazioni” con altri paesi e con altri gruppi, penso ad esempio al vecchio lavoro con i Sustraia, un gruppo basco. Oppure i Massilla Sound System che sono i nostri omologhi marsigliesi, che portano influssi più fortemente “urbani” attraverso un genere come il Raggamuffin, mentre noi rappresentiamo una cultura più rurale.

Quello che mi dici sembra il perfetto antidoto contro i pregiudizi che vengono affibbiati a tutto il mondo tradizionale, di montagna e legato alle minoranze linguistiche: il pregiudizio di essere culture chiuse e morte, indisponibili al cambiamento.

Ecco difatti io sono sempre stato convito che se dobbiamo celebrarci e commiserarci, comunque solo ricordarci di noi stessi, lasciamo perdere. Se si deve vivere si vive con dignità, creatività e a testa alta.
Per carità, mai dimenticare il passato, anzi quello è la base. Ma non pensiamo che il passato sia stato l’età dell’oro, quell’età non è mai esistita. Una tradizione bisogna inventarla continuamente, se no è meglio lasciar perdere.

Dal 2000 siete diventati associazione. Quali progetti avete attivi, e avete qualche prospettiva futura in cantiere?


Per ora quello che facciamo è già moltissimo, fare anche solo questo ci basterebbe: organizziamo corsi nelle scuole, corsi di musica e strumenti tradizionali e di danza, abbiamo creato la Grande Orchestra Occitana che raccoglie un centinaio di musicisti, organizziamo feste e balli, abbiamo una banda di ghironde. Organizziamo seminari e abbiamo dei progetti sul mestiere del liutaio e altri seminari che hanno l’intento di creare nuove professionalità.
Il tutto fatto con pochissimi aiuti da parte del pubblico. Solo recentemente lo Stato Italiano si è interessato a noi, e lo ha fatto mandandoci un’ispezione dell’agenzia delle entrate.
Sergio Berardo con i Lou Dalfin sarà al Festival "Tra le Rocce e il Cielo", in Vallarsa, la sera di sabato 31 agosto. L’accesso al concerto è libero.

 Ludovico Rella
ludovico_rella@yahoo.it

venerdì 28 giugno 2013

"TRA LE ROCCE E IL CIELO 2013" IL FESTIVAL TORNA IN VALLARSA DAL 29 AGOSTO ALL' 1 SETTEMBRE



TRA LE ROCCE E IL CIELO, il Festival della montagna vissuta con consapevolezza torna in Vallarsa dal 29 agosto all' 1 settembre.
Mostre, film, incontri, uscite sul territorio, convegni, laboratori, concerti, spettacoli, presentazioni di libri arricchiranno i quattro giorni della manifestazione - organizzata dall'associazione culturale Tra le rocce e il cielo in partnership con Accademia della montagna del Trentino - che si svolge nel suggestivo e incontaminato ambiente della Vallarsa (TN), all'ombra delle Piccole Dolomiti.
Il lavoro dell'uomo in montagna, la scrittura in lingua madre, la Grande Guerra e i giochi di montagna saranno gli argomenti principali del Festival che si svilupper? su quattro giornate dedicate rispettivamente all'arte e alla vita in montagna, alle minoranze linguistiche e alla storia.
Tra gli spettacoli proposti ve ne sar? uno sulla storia del Forte Pozzacchio, messo in scena all'interno delle stanze e nei cunicoli scavati nella roccia del monte Pasubio e un altro sulle migrazioni di fine Ottocento dei lavoratori trentini verso le aree pi? remote dell'Impero Austroungarico. Si potr? danzare sulle melodie occitane grazie al concerto Lou Dalfin o riflettere grazie al jazz teatrale sulla prima guerra mondiale.
Il convegno "Un futuro sulle Alpi: creare occupazione per tornare alla montagna" con workshop condotti da persone che in montagna vivono e lavorano, cercher? di fornire strumenti pratici a chi intende trovare un'occupazione in ambito alpino. Quello sulla letteratura in lingua madre permetter? di dialogare con molti scrittori appartenenti a gruppi linguistici diversi.
Ci saranno incontri con scrittori di montagna e con alpinisti e ci sar? una tavola rotonda dal titolo "La montagna nei giochi, i giochi dalla montagna. Una finestra aperta su memorie materiali, miti e immaginari tra '800 e '900."
Il programma di tra le Rocce e il cielo - a breve visitabile sul sito www.tralerocceeilcielo.it -  comprende escursioni, tra le quali il trekking someggiato con gli asini sui percorsi dei soldati del primo conflitto mondiale, e numerose mostre - storiche, pittoriche e fotografiche - allestite nella valle.
Non mancher? una rassegna cinematografica e verranno premiati i vincitori del concorso video "Racconta la tua montagna - Il lavoro dell'uomo", alla sua seconda edizione. Accanto a incontri per i pi? piccoli si potranno seguire laboratori di disegno in montagna e fotografia, e pure un corso di yoga all'aria aperta.


Per informazioni: Associazione culturale ?Tra le rocce e il cielo?
 mail tralerocceeilcielo@gmail.com ? tel. 3922272326
 

giovedì 27 giugno 2013

Capriano del Colle nella rete dei Borghi Europei del Gusto

La rete dei Borghi Europei del Gusto, in collaborazione con il Movimento del Turismo del Vino della Lombardia, ha inserito Capriano del Colle (Brescia) nel progetto Collinando.


Capriano del Colle (Cavreà in dialetto bresciano) è un comune di 4575 abitanti della provincia di Brescia. Tra il 1927 e il 1957 ebbe il nome di Capriano Azzano in quanto nello stesso periodo inglobò il comune di Azzano Mella.
Comprende le pendici orientali del Monte Netto, zona di produzione di diversi vini DOC del gruppo Capriano del Colle (Capriano del Colle rosso, Capriano del Colle rosso riserva, Capriano del Colle novello rosso, Capriano del Colle Trebbiano e Capriano del Colle Trebbiano frizzante) e protetto dal parco regionale omonimo.

I vini di Botticino

La rete dei Borghi Europei del Gusto, in collaborazione con il Movimento del Turismo del Vino della Lombardia, ha inserito Botticino (Brescia) nel progetto Collinando.

Botticino, piccolissima area DOC limitrofa a Brescia e famosa nel Mondo per il suo marmo, utilizzato anche per la costruzione della Casa Bianca e dell'Altare della Patria a Roma.

Qui i vigneti aggrappati alle soleggiate pendici delle prealpi sopravvivono eroicamente alle pressioni urbanistiche, salvaguardando oltre all'ambiente l'inestimabile patrimonio di tradizione e cultura legati al vino.

Il clima caldo e le favorevoli esposizioni dei terreni creano l'ambiente ideale per la produzione di vini rossi di notevole struttura, adatti al medio invecchiamento e a cibi ricchi e saporiti come la selvaggina e gli arrosti.
Il Botticino è ottenuto da un oculato uvaggio di Barbera (min. 30%), vitigno diffuso nel Mondo per le positive caratteristiche di attitudine all'invecchiamento e struttura che conferisce, Marzemino (min. 20%), varietà locale che contribuisce in maniera determinante al colore, alla tipicità aromatica ed al corpo, Sangiovese (min. 10%), il vitigno più diffuso d'Italia che fornisce eleganza aromatica e piacevole morbidezza al gusto, e Schiava Gentile in piccola percentuale (min. 10%)per aggiungere un tocco di freschezza.

Le migliori partite di Botticino possono acquisire la denominazione Riserva se invecchiate, anche in botti di legno, per almeno due anni.

Le cronache del gusto di Elisa Pizzolato : il filò delle eccellenze di montagna al VI Festival Europeo del Gusto

Domenica 9 Giugno 2013 agriturismo La Vallina Quero (BL).
“Filò e degustazione delle eccellenze di montagna con la partecipazione di quattro regioni italiane e due paesi europei”.

Il VI Festival europeo del Gusta ospita in questa giornata:
  • Il Pastificio Columbro con Andrea Columbro (Fano, Marche)
  • “La Lavanda di Venzone” con Paola Toso (Venzone- Udine Friuli Venezia Giulia)
  • “Tra le rocce e il cielo” (Vallarsa Trentino Alto Adige)
  • La bottega del tuo tuo fornaio di Luca e Giovanna Vidorin (Falzè di Trevignano, Treviso)
  • Le Eccellenze della selezione Chironi (Martano-Lecce, Puglia)
  • Ass. Amici del Museo di Alano di Piave con Sergio Errandi
  • Associazione Terra Nova,( Ileana Fofuca presidente ).
  • Albania
  • Artista Maria Lelè Pizzolato.


Pastificio Columbro.
“Non ho soldi e non so fare la pasta, ma vorrei avere un mio pastificio!” Inizia così nel 1972 l’avventura di Arcisio Nicola Columbro a Fano nelle Marche , che grazie alla sua grande passione per la pasta all’uovo, riesce ad affittare per sei mesi i macchinari per produrla dando così vita al suo sogno.Sogno che decollò in fretta, da subito con l’attenzione per la qualità e per l’innovazione, che arriva fino ai nostri giorni con il figlio Andrea Columbro, giovane e appassionato .
La pasta all’uovo Columbro viene trafilata al bronzo, che le conferisce la caratteristica rugosità. Il colore giallo paglierino è frutto delle uova allevate a terra , che sono più delicate e meno grasse. Dalla trafilatura, all’essicazione fino all’impacchettamento, il pastificio pone una grande attenzione al mantenimento di una bassa temperatura fondamentale per non alterare le proprietà della pasta. La pasta Columbro si trova in molti paesi europei come Svizzera, Olanda, Francia, Germania e Austria oltre che in Italia.
Dal 2008 rimanendo fedele al principio dell’innovazione e della qualità Andrea Columbro ha avviato la produzione di pasta Biologica con i marchi Venusa e San.ri .

Vallarsa.
Chiudendo gli occhi si può immaginare cos’è Vallarsa: una valle dominata dal monte Pasubio e un comune composto da quaranta frazioni e milletrecento abitanti, teatro della grande guerra.
“Tra le rocce e il cielo” : nome suggestivo della manifestazione che si svolge proprio in questa valle, ogni anno tra la fine di agosto e l’inizio di settembre e si protrae per quattro giornate. Ogni giornata è dedicata a storia, arte e cultura, alla montagna intesa come luogo da scoprire e conoscere in ogni suo piccolo aspetto, la montagna da leggere da scrivere, da fotografare, ma soprattutto da vivere.
Dal 2011 Vallarsa ha aderito ad “Alleanza nelle Alpi”,per poter mantenere la propria identità culturale ed etnografica, confrontandola con quella di altre realtà europee alpine.
In questa valle molto suggestiva si snodano anche dei percorsi sulla grande guerra, fruibili da famiglie e bambini proprio per la loro semplicità.I percorsi  sono stati recuperati dall’Accademia della Montagna del Trentino in collaborazione con la manifestazione Tra le rocce e il cielo e il Museo della Grande Guerra di Rovereto.

Lavanda di Venzone : Paola Toso.
Un profumo delicato, ma intenso si propaga nell’aria all’arrivo di Paola Toso, profumo di lavanda inebriante, dietro il quale si scorgono i colori tenui della lavanda. una pianta semplice , ma dalle grandi proprietà officinali.
Nace nel 2005 la produzione della lavanda a Venzone, piccola cittadina dell’alto Friuli, conosciuta per come è stata stravolta dal terremoto, ma straordinariamente ricostruita : tutt’ora si possono vedere i segni di questo dramma naturale nelle mura veneziane e nel duomo.
Paola nel suo negozio teneva sempre un mazzo di lavanda, prodotta da una signora del luogo che ne aveva qualche pianta per passione. Quando tutti chiedevano se era lavanda di Provenza, Paola rispondeva che si trattava di lavanda di Venzone, da questa battuta è nato il progetto di produrre lavanda in questa cittadina medievale. Così con l’aiuto dei contadini della zona si è arrivati a coltivare 25 ettari di lavanda, e ad aprire  una produzione di cosmetici, saponi, alimenti e bevande dal profumo e dal sapore di lavanda, che si possono trovare in diversi punti vendita in Italia, Spagna, Austria, Germania, Svizzera e Grecia.
Andando a Venzone tra il 20 e il 21 Luglio si può partecipare alla festa della raccolta della Lavanda, e ci si può tornare il 10 e 11 agosto 2013 per una meravigliosa festa che si concentra tra arte, poesia, musica artigianato e gastronomia . Importante è la partecipazione di molte attività come alberghi e agriturismi che offrono ospitalità ai turisti amanti della lavanda e che vorranno partecipare a queste giornate.



La bottega del tuo fornaio: Luca e Giovanna Vidorin.
Luca nasce panettiere, cresce come panettiere, e diventa un panettiere; l' esperienza arriva dalla sua infanzia quando lavorava di notte col padre. Prima della conoscenza in questa materia, il suo non è un lavoro, ma una grande passione che si esprime in ogni pagnotta in ogni biscotto o dolce:  la ricerca del gusto per gli abbinamenti migliori e per l’autenticità del sapore del pane è continua e quando lavora sembra di vedere un artista che dipinge un quadro, il movimento delle sue mani che impastano il pane e che lo infornano sono come le pennellate su una tela di un artista come Picasso o Monet.
Questa arte di Luca viene accompagnata dal carisma straordinario di Giovanna, moglie e compagna nelle difficoltà del lavoro. Assieme, Luca e Giovanna, gestiscono due botteghe una a Falzè di Trevignano e una a Montebelluna : bisogna dirlo, se si vuole assaggiare un buon pane vale la pena andarli a trovare.


Associazione Amici del Museo di Alano di Piave:Sergio Errandi.
Sergio ci racconda cosa Alano era durante la prima guerra mondiale, una terra di nessuno un avamposto austriaco, conca delle medaglie d’oro, infatti si ricorda che proprio ad Alano venne data la medaglia a maggior titolo ad Herwin Rommel.
Questo straordinario Museo ora si sta organizzando per i festeggiamenti del Centenario della Grande Guerra, intrecciando rapporti con altri musei veneti, ma anche trentini e friulani, per creare una rete nuova e un dialogo nuovo su questo tema.

Associazione Terra Nova: Ileana Fofuca
Terra Nova è un’associazione rumena in Italia, Ileana, la presidente, ci racconta come la sua terra sia caratterizzata da una elevata presenza montuosa .
La carne è un elemento fondamentale nell’alimentazione rumena, soprattutto nella montagna vi è un importante produzione di salumi i quali vengono conservati grazie all’affumicazione, importante è anche il consumo della Palinca, un distillato della grappa.

Piatti tipici albanesi:
La cucina albanese è molto ricca di piatti creati con la pasta, uno molto particolare è il dromesat, pasta fatta con grumi di farina. Trovano ampio spazio sulle tavole albanesi i piatti a base di carne, principalmente carne bianca come agnello o vitello, il maiale è poco usato in quanto vi è una ampia parte della popolazione di culto islamico; una delle ricette più famose il tave kosi carne di pecora allo yogurt. Tra i must della cucina albanese vi sono sicuramente le frittate spesso preparate con verdure come la veze petul di cicoria, frittata con cardi selvatici, scarola e capperi; la minzetra uligne me bath frittata con fave secche e olive. I dolci più golosi sono: il kanarikuj bignè bagnati nel miele, Xhurxhullet un torrone fatto coi semi di sesamo e la nucia, dalla particolare forma di pupazzetto.

Artista Maria Lelè Pizzolato.
Splendidi drappi di seta dipinti con grande fervore da Lelè donna, che rappresenta splendidamente, anche nel suo aspetto fisico, la durezza della terra di Fener (BL), luogo in cui vive della sua arte. Ma sotto quest' aspetto c’è una donna dolce e amorevole.Ogni drappo rappresenta un suo stato d’animo, un suo amore, passione o tristezza, racconta in modo pungente la sua arte dove si trovano farfalle, rose,uomini e donne intrecciate.

La degustazione:
L’antipasto inizia con le bruschette preparate dal panificio Vidorin,  accompagnate dagli ottimi prodotti della selezione Chironi: carciofini, peperoni con le acciughe e altre delizie.Il pane usato per le bruschette rappresenta due progetti che Luca e Giovanna portano avanti da tempo : il primo è il progetto del pane a Km,prodotto con farina di Treviso e il secondo è il pane mezzo sale il quale risalta e dona equilibrio ai sapori.
Come primo abbiamo assaggiato le pappardelle Columbro scottate con sarde, olio, aglio e delle briciole di pane tostate, che sostituisce il formaggio grana; un nuovo modo veneto di interpretare la pasta marchigiana.
Dopo questi abbondanti piatti abbiamo finito la degustazione con i formaggi caprini di Malga Streva e quelli di vacca provenienti da Malga Zocchi, malghe situate in Vallarsa. Ottimo il Müller Thurgau  dell’Associazione “Rio Romini” e, dopo il caffè, non poteva mancare la grappa e la crema di lavanda.

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I fotrmaggi della Vallarsa




lunedì 24 giugno 2013

Decolla la collaborazione fra MTV Lombardia e la rete dei Borghi Europei del Gusto

Sabato 22 giugno il VI Festival Europeo del Gusto ha conosciuto l'incontro fra la Presidenza del Movimento del Turismo del Vino della Lombardia ( il Presidente Carlo Pietrsanta e la segretaria del Movimento Lucilla Ortolan) e l'Ufficio Stampa della Associazione Internazionale  Azione Borghi Europei del Gusto, presso l'Agriturismo Le Due Torri di Trevignano.
L'incontro è servito per dettagliare i progetti di collaborazione che prevedono la presentazione di 'Comunicare per Esistere' a San Colombano (Milano) in ottobre e la realizzazione di stage di informazione
che coinvolgono le terre di collina :  i Colli Milanesi , Botticino (è un comune della provincia di Brescia, nell'area pedemontana immediatamente a nord-est del capoluogo), le Cinque Terre (Liguria) e i Colli di Mantova.
AGRITURISMO DUE TORRI - foto numero 1 AGRITURISMO DUE TORRI - foto numero 2

Il VI Festival Europeo del Gusto fa tappa a Trevignano, a Villa Onigo

Carlo Pietrasanta, presidente del Movimento del Turismo del Vino della Lombardia, ha partecipato venerdì
14 giugno a Villa Onigo (Trevignano-Tv), all'incontro promosso da GustaTrevignano nell'ambito del VI Festival Europeo del Gusto.
Il tema dell'incontro (" Il Turismo enogastronomico come volano di un turismo sostenibile”), è stato introdotto dal Presidente della Pro Loco ed è stato dibattuto con interventi dall'Assessore Dimitri Feltrin (Referati: Bilancio, tributi, controllo di gestione e attuazione del programma, comunicazione istituzionale e partecipazione dei cittadini, politiche giovanili e tempo libero) e dal Consigliere Antonello Adriano CANNAS (delega: Politiche famigliari, rapporti con le associazioni), dei rappresentanti della ConfCommercio,Confagricoltura,Coldiretti, da giornalisti e comunicatori.
L'incontro ha sviluppato soprattutto gli aspetti della comunicazione, ponendosi la domanda di come una manifestazione locale possa in realtà funzionare come volano di conoscenza e valorizzazione che oltrepassino i confini locali.
L'esperienza di GustoTrevignano può rappresentare un 'format' ben più ambizioso : può essere,infatti, il motore per lanciare la comunità (in collaborazione e facendo sistema con tutto il montebellunese e il Montello), e creare flussi di turismo intelligente.
La serata si è conclusa a convivio presso il ristorante pizzeria Capriccio2 di Falzè di Trevignano, con una cena ispirata alla Calabria, terra d'origine della famiglia Grande.

Mausoleo germanico di Quero


Il Mausoleo germanico di Quero è uno dei tanti luoghi in Italia dove riposano le salme di soldati austro-ungarici e tedeschi risalenti alla Grande Guerra. Sorge sulla sommità del Col Maor, un piccolo rilievo delle Prealpi Bellunesi vicino al corso del Piave dove si trovava un avamposto asburgico nell'ultimo anno di guerra. I lavori iniziarono nel 1936 su progetto dell'ingegnere tedesco Robert Tischler (che eseguirà anche l'incompiuto Ossario di Colle Pion di Pinzano al Tagliamento) e terminò 3 anni più tardi. Ospita un'unica fossa comune con le spoglie di 3.465 soldati (di cui 232 Alpenkorps tedeschi) morti nelle battaglie sul Massiccio del Grappa tra il novembre del 1917 e l'ottobre del 1918.

La costruzione, in porfido di Passo Rolle, è visibile anche da lontano ed assomiglia ad una fortezza, con mura possenti e due blocchi che si elevano sopra il muro di cinta. Una piccola scalinata conduce all'entrata, posta su una delle due torri. Dopo pochi passi ci si trova nella sala d'onore, il punto centrale del Mausoleo: qui infatti si può vedere l'altare, in granito nero svedese, e i libri in metallo con i nomi degli 865 soldati identificati. Sulle pareti, rivestite in tufo della Carnia, i mosaici raffigurano 12 soldati afflitti per la perdita dei propri commilitoni mentre sulla volta dell'entrata è ancora ben visibile un'aquila di ispirazione nazista (a cui è stata cancellata, a posteriori, la svastica tra gli artigli). Sempre sulle pareti si può ancora leggere la scritta "Stavamo insieme nei ranghi schierati, stavamo insieme in vita. Perciò uguale croce ed uguale onore furono a noi dati sulla tomba. Ora ci riposiamo dall'infuocata lotta e consolati aspettiamo l'eternità". L'unica fonte di luce di questa stanza deriva da un'apertura circolare sulla volta.

All'esterno una doppia cinta muraria forma un camminamento che porta fino al secondo bastione dove si trova la fossa comune. Sulle pareti, sia interne che esterne, si possono notare diversi bassorilievi, ispirati probabilmente a temi esoterici tipici del nazismo.
INFORMAZIONI
Col Maor (accesso da Via Giovanni XXIII)
I-32030 Quero (BL)

PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Comune di Quero
Piazza Marconi, 1
I-32030 Quero (BL)
Tel. +39 0439 781811

Il Sacrario Francese di Pederobba

Il sacrario ricorda la fratellanza militare italo - francese, Voluto dal Maresciallo Petain, fu inaugurato contemporaneamente a quello Italiano di Bligny, dove riposano 3453 sodati italiani caduti in Francia.
In quanto nei rapporti di interscambio militare in conto all'aiuto offerto dagli Alleati al nostro esercito dopo Caporetto, gli italiani inviarono in Francia il 2° C.A. due divisioni suddivise in quattro brigate: Napoli, Salerno, Bresica e Alpi, da metà aprile del 1918. Gli italiani subirono subito gravi perdite, in sei mesi lasciarono sul terreno 4375 morti e 6359 feriti. Per onorare quindi i rispettivi morti, i francesi costruirono in Italia il Sacrario di Pederobba contenenti le spoglie di Mille soldati e gli italiani riunirono nel cimitero di Bligny, non lontano da Verdun 3453 tombe dei propri caduti.
I soldati francesi vennero traslati dai vari cimiteri militari e in particolare dal Cimitero di San Vito.
Per rafforzare la fratellanza militare italo - francese venne costruito l'emblematico monumento antistante dove le maestose personificazioni della Francia e dell'Italia reggono un caduto francese sulle ginocchia come madri addolorate ma orgogliose del figlio caduto che torna nel loro grembo.
Tra il 1917 e il 1918 il contingente francese arrivò a fornire circa 130.000 uomini rappresentando per l'esercito italiano un sostegno determinante e significativo per l'esito del conflitto.
Oggi quindi l'imponente sacrario simile ad una surreale parete rocciosa rimane a costante ricordo del sacrificio dei giovani francesi che sul Tomba e sul Piave persero la loro vita.
Ancora oggi il Sacrario è meta di gruppi Francesi ed italiani che qui si recano per commemorare i caduti sepolti, i nomi sono elencati in lapidi allineate sotto la lunga parete del sacrario e targhe a ricordo e a memoria sono state negli anni cementate sotto il monumento principale.

Foto del Sacrario di Pederobba
 

La Grande guerra nel Piave, Grappa e Montello : la partecipazione inglese



Cimitero Britannico

Il Corpo di Spedizione Britannico entrò in linea il 4 dicembre 1917, quando fu chiaro a tutti gli alleati che la linea di resistenza sul Piave avrebbe retto l’insistenza offensiva degli austroungarici.
Da quella data le operazioni lungo il Piave videro il frequente impiego delle divisioni anglosassoni, che ebbero numerosi caduti, in particolare nella fase conclusiva del conflitto.
Il cimitero militare di Giavera del Montello ospita alcune centinaia di tombe, ognuna identificata da una lapide candida che riporta i dati anagrafici del caduto e lo stemma del reggimento di appartenenza. Sulla maggior parte delle lapidi sono incise frasi struggenti, dettate direttamente dai familiari.

Si chiude a Malga Camparonetta (Alano di Piave) il VI Festival Europeo del Gusto

Domenica 23 giugno si è concluso il VI Festival Europeo del Gusto, con un incontro a Malga Camparonetta, in Alano di Piave.
L'appuntamento, organizzato dagli Amici del Museo civico storico territoriale la Grande Guerra, è servito a presentare il progetto di informazione Comunicare Per Esistere, I percorsi della Grande Guerra.
Hanno partecipato rappresentanti di associazioni e istituzioni dalla Pedemontana del Grappa (Gruppo Alpini di Cavaso del Tomba e di Pederobba) ; l'Associazione Battaglia del Solstizio (Nervesa della Battaglia) ; i Volontari dell'Ecomuseo della Grande Guerra ; il Museo degli Alpini di Sedico (BL); la Guerra di Hemingway (Fossalta di Piave) ; l'Associazione Italia-Austria , sezione Veneto ; il gruppo Tracciati ; delegati da Borgo Valsugana (Tn), dal Lazio, dall'Inghilterra, dalla Francia.

E' stato delineato un planning per la realizzazione di un itinerario televisivo che toccherà tutte le regioni italiane e i Paesi Europei interessati alle manifestazioni del Centenario.
L'incontro si è concluso con un 'rancio alpino' : un ottimo minestrone di fagioli e patate ; i formaggi di Malga Mure e i salumi  locali, ben accompagnati dal pane rustico del Panificio Errandi di Alano di Piave.
Il Sindaco, dott.ssa Serenella Bogana, ha tenuto il discorso finale.



martedì 18 giugno 2013

Le abbazie benedettine in Europa


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olandesi, producono la cosiddetta “birra delle abbazie” a marchio registrato.
Abbazia di Melk (Austria)
Abbazia benedettina fondata nel 1089, è da allora un importante centro spirituale e culturale in Austria. I monaci vantano una tradizione di conoscenze in molti campi delle scienze naturali e umane nonché della musica. Famose l’antica scuola e la biblioteca.

San Benedetto trascorse tutta la sua vita nella ristretta fascia dell'Italia centrale (Umbria e Lazio) dove fondò, in particolare a Subiaco e a Montecassino, i primi esempi illustri di complessi monastici della storia del cristianesimo. La sua Regola, a partire dal pieno Medioevo e fino ai nostri giorni, è stata diffusa dai seguaci e successori del santo in ogni Paese e continente. Questa diffusione del pensiero benedettino ha visto sorgere di pari passo monasteri e abbazie quali elementi caratterizzanti l’aspetto cenobitico, stanziale, del monachesimo benedettino. Le abbazie benedettine sparse in tutto il mondo, e in Europa particolarmente, testimoniano la grandiosa forza spirituale e culturale di cui esse si fecero mediatrici. La rete di abbazie europee, quelle storicamente più ricche e importanti, rappresenta il tessuto connettivo della storia europea e della sua società civile. Il monastero diventa l’elemento culturale e urbanistico intorno al quale molti paesi e città nascono e si sviluppano.

Tra le numerose abbazie europee occorre ricordare le seguenti:
L'abbazia di Westminster (Inghilterra)
Si trova a Londra ed è un sito “patrimonio dell'umanità UNESCO”. Di predominante stile gotico, essa è tradizionale sede delle incoronazioni e di sepoltura dei monarchi britannici.
Mont-Saint-Michel (Francia)
Il santuario sorge sul Mont Saint-Michel, un isolotto roccioso situato presso la costa settentrionale della Francia. Dal 1979 fa parte del Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO.
Abbazia di Cluny (Francia)
Fondata dal Duca di Aquitania nell'omonimo paese, sede dell’Ordine cluniacense, già a partire dal tardo X secolo l’abbazia divenne la guida illuminata del monachesimo occidentale e la più famosa, prestigiosa e sovvenzionata istituzione monastica in Europa.
Abbazia di Citeaux (Francia)
Situata in Borgogna, è la storica culla della Riforma Cistercense. I suoi monaci, particolarmente dediti alle attività manuali e all’agricoltura, elaborarono le tecniche che ancora oggi in gran parte presiedono alla vinificazione del vino detto Borgogna.
Abbazia di San Gallo (Svizzera)
Fondata agli inizi del VII secolo da San Gallo, nel 747 Pipino il Breve vi introduce la Regola benedettina. L’abbazia assume così un posto di primaria importanza nel mondo culturale tedesco tra l’VIII e l’XI secolo.
Monastero di Reichenau (Germania)
Situato sull’isola omonima del Lago di Costanza, rappresenta una straordinaria testimonianza del ruolo culturale oltre che religioso svolto da un monastero benedettino nel Medioevo.
Abbazia di Lorsch (Germania)
Patrimonio culturale dell’umanità, un tempo abbazia benedettina, offre ai visitatori uno splendido esempio di architettura del basso Medioevo e una vasta collezione di esposti nel Museo interno alla struttura.
Abbazia di Notre Dame d'Orval (Olanda)
Fondata dai cistercensi nel 1132, ancora oggi ospita una comunità di monaci trappisti che, insieme a poche altre abbazie



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Chiostro dell'Abbazia di Casamari